È al centro del dibattito da diverse settimane, ben prima della sua approvazione da parte della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento UE, che è avvenuta il 9 febbraio 2023: la revisione della Direttiva europea sulle prestazioni energetiche nell’edilizia (EPBD) ha suscitato timori diffusi per il parco immobiliare italiano, che risulta datato e soprattutto lontano dagli obiettivi di efficienza auspicati dall’UE. I prossimi passaggi legislativi saranno il voto durante la plenaria del Parlamento UE nella sessione di marzo e poi i negoziati in Consiglio.

La Direttiva indica un percorso di riqualificazione energetica e decarbonizzazione degli edifici europei, che è uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55 per ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. Ciò non solo per limitare il nostro impatto sul cambiamento climatico, ma anche per assicurare che nei Paesi dell’UE le persone vivano e lavorino in edifici che, oltre a consumare di meno, siano più salubri, sicuri e intelligenti; l’EPBD andrebbe quindi vista come un’opportunità anche in termini di consapevolezza dei cittadini sui consumi domestici e sulla qualità edilizia della propria abitazione.”

Nel dettaglio, la norma prevede che dal 2028 tutti i nuovi edifici debbano essere a emissioni zero, obiettivo che per i nuovi edifici pubblici decorre dal 2026.

Per gli edifici esistenti le regole saranno diverse: per quelli residenziali si punta alle zero emissioni entro il 2050, con traguardi intermedi che prevedono che tutti gli immobili ricadano almeno in classe energetica E entro 2030 e in D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali esistenti, gli stessi criteri sono anticipati al 2027 (per la classe E) e al 2030 (per la classe D). Questo significa che le abitazioni che oggi sono in classe F e G andranno riqualificate, anche sfruttando gli incentivi a disposizione, come il Superbonus.

Tuttavia, ci saranno delle eccezioni: ad esempio, edifici storici o in aree sottoposte a vincolo, luoghi di culto, seconde case abitate per meno di 4 mesi l’anno.

Inoltre, nella Direttiva non sono previste sanzioni per chi non si adeguerà, come restrizioni sugli affitti o divieto di compravendita, che erano tra gli scenari più temuti dai proprietari immobiliari: saranno gli Stati Membri a definirle, adeguandosi anche alle specificità del territorio. L’Europarlamento lascia infatti ampia flessibilità sulle modalità di raggiungimento di questi obiettivi secondo le misure che andranno stabilite da ciascun governo nazionale.

Un altro punto cardine dell’EPBD è il ricorso all’energia solare che porterà gradualmente all’obbligo del suo utilizzo su tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione entro il 2028, per arrivare gradualmente all’abbandono delle fonti fossili. Va in questa direzione lo stop agli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas a partire dal 2027, assieme all’invito agli Stati Membri a promuovere le pompe di calore.

La Direttiva prevede un allineamento degli attestati di prestazione energetica (Ape) a livello europeo, anche con l’aggiunta della nuova categoria “A0” per identificare gli edifici a emissioni zero.